Che una persona ti odi o ti ami…

Il fatto che una persona ti odi o ti ami, non dovrebbe fare alcuna differenza per te, se sei equilibrato interiormente.
Se non lo sei, vieni immediatamente alterato.
Chiunque può spingerti, tirarti e colpire i tuoi punti deboli, ferirti nell’orgoglio e, quindi, modificare il tuo aspetto energetico.
In quel caso sei uno schiavo.
Inizi ad essere libero e padrone di te stesso solo quando tutto ciò che ti accade non ti coinvolge emotivamente, lo osservi con la giusta consapevolezza senza, quindi, modificare il tuo interiore equilibrio energetico.

In bocca al lupo!

Il vero significato del modo di dire “In bocca al lupo”!
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Non tutti conoscono la bellezza del significato del modo di dire “in bocca al lupo”. L’augurio rappresenta l’amore della madre-lupo che prende con la sua bocca i propri figlioletti per portarli da una tana all’altra, per proteggerli dai pericoli esterni.
Da oggi in poi non rispondete più “crepi” ma “viva il lupo!”
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(Paesaggi d’Abruzzo)

Gli antichi li chiamavano “barche celesti”, …

Gli antichi li chiamavano “barche celesti”, “barche volanti”, “carri splendenti”, “carro di fuoco”, “vimana”, “uccello tonante”, o “Gloria del Signore”; tutti termini, questi, che descrivevano, sia pure con un linguaggio limitato, oggetti capaci di viaggiare nel cielo.

Oggi il termine U.F.O., o O.V.N.I. (Oggetto Volante Non Identificato) in italiano, non è solo un sinonimo di quelle antiche descrizioni, ma viene comunemente associato “esclusivamente” all’origine extraterrestre di tale fenomeno, così come alla stessa origine viene attribuita la nascita del genere umano.

Ma davvero si può affermare che questi oggetti volanti e i loro occupanti provenissero/provengano “esclusivamente” dalle stelle?

Se la risposta fosse negativa, come logica comanda, d’altronde nessuno ha la verità in tasca, allora:
–  le criticità ravvisabili nelle asserzioni messe in campo da chi oggi continua ad alimentare l’ipotesi che va solo ed esclusivamente nell’interpretazione extraterreste del fenomeno, indicherebbero obiettivamente una veduta miope o quanto meno parziale di quanto da loro stessi affermato;
– perché e qual è lo scopo di chi, difendendo quell’idea esclusiva come fosse un indiscutibile “dogma religioso”, spesso “attacca” ferocemente chi espone ipotesi diverse sebbene suffragate e corroborate da documentazioni “non finte”.

La conseguenza di una sana riflessione su tale questione porterebbe ulteriormente a chiedersi, per esempio e non esaustivamente:
– chi furono allora coloro che intervennero geneticamente sull’ homo erectus trasformandolo in homo sapiens, come ci raccontano gli antichi testi sumero-accadici?
(attenzione! La traduzione di Anunna/Anunnaki, testi alla mano, non corrisponde a “coloro che dal cielo scesero sulla terra”! – cfr. Uomini e Dei della Terra, pag. 19 e ss.)
– e ancora, siamo forse vittime di un inganno che si perpetua ai nostri danni, per impedirci di vedere e capire come stanno effettivamente le cose?
– in tutto ciò, “chi ci inzupperebbe il pane”?

Cosa potrebbe celarsi dietro il fenomeno dei dischi volanti?

Diceva Einstein: “La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre”.
Già. Perché la realtà supera la fantasia!

Biagio Russo

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Gerusalemme, “città della pace”?!

E’ scritto che El Elyon viveva “alle sorgenti dei due fiumi” il Tigri e l’Eufrate), dove riceveva gli ambasciatori e risolveva le controversie. Il suo primogenito si chiamava BAAL (signore) – Giudici 3,13 – I Re 16,31-32 -, e i fratelli erano Yamm il Leviathan o mostro marino (salmi, 74,14), Shahar (l’alba) e (la pace).
Dal termine “shalem”, deriva Yuru-shalem, cioè Gerusalemme, città della pace.

Esiteva anche una sorella, Anat, Regina dei cieli. dea cananea dell’amore e della fertilità, divinità della guerra e Dea Madre (v. immagine), conosciuta altrove come Asherah, Ishtar, Inanna.

In questo contesto, cioè relativamente a “shalem”, la cosa che più mi colpisce è leggere che la parola Gerusalemme stia per “città della pace”.
Meno male!
La Bibbia ebraica descrive la conquista israelita di Canaan nei libri dei “Primi Profeti”; nella terra di Canaan/Fenicia/Palestina, c’erano già delle popolazioni, i Cananei, la cui storia e cultura si possono ricostruire attraverso le notizie forniteci dagli Egiziani, dai Babilonesi e Assiri.
Ognuno può rifletterci e, ovviamente, pensarla come vuole, ma questa è la Storia.

Le persone sensibili

Le persone sensibili sentono il doppio, sentono prima…
Perché esattamente un passo avanti al loro corpo cammina la loro anima.

Il problema della persone sensibili è che lasciano il loro cuore ovunque…
Anche dove non serve.

Le persone sensibili notano tutto ciò che gli succede intorno. Potrebbero evitare di parlarne, ma sono a conoscenza di ogni dettaglio in una stanza, in un bosco o altrove. È tutto racchiuso nei dettagli. Le persone sensibili sono forti perché conoscono tutto ciò che le circonda.

Le persone sensibili sono chiamate ad assolvere un compito nella loro vita e ne sono consapevoli fin dalla più tenera età. Esse andranno contro corrente, se necessario, usando tutte le forze in loro potere per portarti verso il lato luminoso della vita.

Le persone sensibili hanno una forte capacità di sentire la tua energia e le tue emozioni.
Se vuoi ingannarle, stai sbagliando.
Se vuoi parlare alle loro spalle, stai facendo un grosso errore.
Se stai pensando di usare la loro sensibilità per uno dei tuoi fini o scopi loschi, stai proprio commettendo un grave errore.
Apparentemente  ti lasciano fare, ti sembreranno ingenue e gestibili secondo la tua utilità, ma abbi sempre in mente che queste persone sono speciali e la maggior parte di loro sono persone molto positive e pacifiche.
Nonostante sappiano già cosa stai facendo alle loro spalle, il buon karma è sempre dalla loro parte, e quando ti arriverà il conto per te sarà troppo tardi.

Essere persone sensibili  non vuol dire essere delle persone stupide. Possono darti il loro cuore, ma allo stesso modo sanno riprendersi il bene che ti stanno facendo.

Occhio a ferire le persone sensibili, loro non portano rancore, fanno in modo che non esisti più!

elab. grafica: Giulia Giammona

La cultura

Si parla spesso di “cultura”, ma cos’è effettivamente la cultura?
Il Treccani definisce la cultura: “L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo”.
Cosa ne pensava, al riguardo, Aristotele, raffigurato accanto a Platone nell’affresco di Raffaello nelle “Stanze Vaticane”, osservabile ai Musei Vaticani in Roma?
Secondo il grande filosofo dell’Antica Grecia:

“Le radici della cultura sono amare, ma i frutti sono dolci.”

Ritaglio dell’affresco di Raffaello – La Scuola di Atene.

Il mistero delle origini

Realizzazione grafica di Giulia Giammona, (c) Drakon edizioni, 2010 – su licenza del British Museum.

Mistero, dal greco mystèrion, “cosa segreta”, ma anche dal greco mysticòs, “qualcosa che è stata avvolta nel segreto”, è il sostantivo con cui viene definita gran parte dei fatti della storia umana.

Ma il fatto, quel fatto, in principio, quando vide la luce, quindi “originariamente”, quasi certamente non era ammantato col velo dell’occulto, ma è diventato “misterioso” con lo scorrere del tempo. Perché?

La Storia fortunatamente di questo ce ne ha lasciato ampie prove; è stato modificato, manipolato o falsamente presentato in virtù della necessità di condizionare e gestire situazioni e soggetti per i più disparati fini.

L’antidoto al condizionamento è sulla strada maestra della ricerca delle origini, quelle origini lontane che si raggiungono solo conducendo una rigorosa ed impegnativa opera di eliminazione delle impurità che ne hanno corrotto il significato antico.

L’antidoto è la Conoscenza.

Il fatto qui di seguito trattato riguarda il mistero delle origini, intendendo più in particolare quelle del genere umano.

All’ ipotesi creazionista, propugnata e tenacemente difesa dalle religioni, che per un lungo arco di tempo ha avuto dominio incontrastato sulle menti e sulle coscienze degli uomini, l’‘800 illuminista contrappone l’ipotesi evoluzionista, non senza lacerazioni e questioni scientifiche irrisolte. Il ‘900, in modo particolare nella sua seconda metà, ci ha infine fatto assaporare l’ipotesi forse più affascinante, l’ipotesi che ha saputo coniugare in modo imprevedibile le due ipotesi fino ad allora assolutamente inconciliabili, come da sempre sono fede e scienza. L’acquisita capacità di tradurre le tavolette sumere da parte di sumerologi come Kramer, Jacobsen, ecc., ci hanno fatto scoprire un mondo nuovo, anzi antico, dove personaggi incredibili operavano come super-uomini, dotati di capacità straordinarie di mezzi e di conoscenze, in grado di trasformare la storia ed incidere profondamente nella vita dell’uomo.  Delle divinità, converranno in molti ancora oggi, nel tentativo di darne una definizione appropriata commisurata alla loro capacità e potenza. Oppure potremmo parlare, e oggi si tende a parlarne in maniera quasi esclusiva, di “alieni”, poiché la tecnologia da loro usata, che oggi sappiamo riconoscere, non può che appartenere ad altri mondi
intra-stellari più evoluti, non alla nostra Terra.

Ma le cose stanno davvero così?
È solo questa l’unica possibilità che possiamo percorrere per conoscere le nostre origini?

La preistoria e la storia sono piene di immagini, di reperti, di monumenti che potremmo definire “alieni” sia nel senso di estraneità al contesto a cui si riferiscono che in quello di appartenenza ad una civiltà non terrestre; ce ne sono di evidenti ed altri che lo sono meno. In alcuni casi ciò che è “alieno” risulta invece invisibile, non riscontrabile ad una occhiata superficiale.

Caso emblematico, ma ovviamente non unico, è l’affresco del peccato originale ad opera del grande Michelangelo. Le figure che insieme danno vita al noto episodio biblico del peccato originale, ci regalano, ad una analisi più approfondita, una lettura diversa da quella strettamente canonica. A chi riesce a trovare una nuova chiave di lettura, Michelangelo trasferisce la propria conoscenza ed il proprio pensiero più nascosto.

La figura del serpente, tra le altre, è quella che desta maggiore curiosità per la sua evidente ambiguità.

Così come nel dipinto il serpente pone dubbi alle interpretazioni, anche nel nostro lontano passato e nel corso della storia, il serpente ha mutato pelle e ancor di più ha mutato la sua valenza rappresentativa. Da icona della conoscenza, del benessere fisico e spirituale, diventa, in particolare per opera della dottrina cattolica, simbolo del male e della tentazione.

Ma la ricerca rigorosa, costantemente verificata, ci permette di avere un quadro completamente nuovo ed impensabile proprio su questa figura tanto vituperata. Gli studi condotti attraverso la filologia e la etimologia prossima e remota, ci permettono di comprendere in maniera sorprendente i lasciti testimoniali del popolo sumero. Popolo, questo, mai studiato con la necessaria consapevolezza di trovarsi di fronte alla fonte primaria delle nostre conoscenze scritte. Gli scritti sumerici, senza bisogno di forzature nelle traduzioni, già di per sé straordinariamente eloquenti, sono fonte ineguagliabile a cui attingere per avere “notizie di prima mano” su quello che è stata la vera storia dell’uomo.

La figura del serpente, pertanto, dopo i necessari approfondimenti, vediamo che si intreccia con la storia primeva dell’uomo, e in particolare della donna, scandendo inesorabilmente la sua emancipazione rispetto al suo stato ignoranza e di totale asservimento.

La rivelazione più straordinaria la troviamo quando la figura del serpente si sovrappone alla figura dell’angelo assumendo lo stesso significato letterale, allorquando l’etimologia remota ci permette di risalire ai significati antichi custoditi nelle scritture sumere e ci consente di constatarne la comune origine. Se dunque gli Igigi, divinità minori nel pantheon sumero rispetto ai superiori Anunnaki, coincidono con la figura degli angeli e del serpente, allora tutto diventa chiaro e incredibile al tempo stesso.
Sono queste le figure che hanno sorvegliato il cammino controllato dell’uomo diventandone “custodi” e, nel momento in cui alcuni di essi hanno disatteso tale supremo comando, accelerandone l’evoluzione, sono diventati “i serpenti tentatori” riconducibili, tra l’altro, agli “angeli caduti”.

Ma se non ci fermiamo ad analizzare solo queste figure e prendiamo in esame anche gli Anunnaki, le figure di rango superiore, abbiamo il quadro completo delle conoscenze che ci rimandano i sumeri. E le traduzioni letterali ci portano a considerare queste ultime divinità come “della terra”, di origine terrestre, quindi.

Il decidere di non fermarsi davanti alle evidenze superficiali, ma scavare in ogni direzione di ricerca, conduce inevitabilmente a raffinare le nostre conoscenze, a mettere in discussione anche affermazioni già accettate e apparentemente indiscutibili.

In tutti gli ambiti di studio, e in particolar in questo così delicato, poiché coinvolge così profondamente il nostro comune sentire, avere materiale su cui impostare nuove discussioni e nuovi ragionamenti non potrà che essere di vantaggio per tutti. Il contributo alla conoscenza, quindi, allarga la possibilità di comprensione a tutti gli uomini di buona volontà, e tanto maggiore è la nostra conoscenza tanto minore sarà la possibilità di essere vittime di ogni sorta di manipolazione.

© Biagio Russo

 

 

 

 

 

Il retaggio perduto delle antiche razze

La nostra non è la prima umanità che popola questo verde e fertile pianeta che è la Terra e probabilmente non sarà neppure l’ultima.
Prima di noi si sono succedute civiltà di cui anche il più pallido ricordo è andato perduto.
Con il tempo, questo potrà accadere anche alla nostra, tuttavia un legame, per quanto labile, continuerà a tenerci tutti uniti.
Le tradizioni legate all’antica religione sostengono che: «Una sola è la razza degli Dei e degli uomini, e da un solo principio ambedue sono scaturite».

Gli Dei, dunque, ci sono affini e così gli Antichi, a tal punto che è in pratica impossibile separare loro da noi, gli uni dagli altri.

A ciascuna razza succedutasi sulla Terra è stato dato un tempo per dominare il pianeta, ossia per conoscere, fino a spingersi su di un piano evolutivo più avanzato.
Poi, una volta raggiunti sviluppo e saggezza sufficienti, le è stato consentito di approdare a un livello di realtà più raffinato, lasciando libero il campo per una umanità nuova, meno evoluta, ma a sua volta pronta per iniziare il proprio cammino di consapevolezza.

Non siamo in grado di conoscere da quante razze siamo stati preceduti, sappiamo soltanto che alcune di esse erano non e pre-umane.
La tradizione parla dei Tuatha de Damnu, dei Tuatha de Danaan e della razza che oggi chiamiamo genericamente degli elementali, cui appartengono elfi e fate.

Il livello dei mondi, delle nuove realtà, cui queste antiche razze sono arrivate, non ci è noto, ma è certamente superiore al nostro attuale.
Sono luoghi di bellezza, magia, mistero, dove regnano colori gioiosi e brillanti.

Qui la vita scorre serena e ogni cosa, anche gli eventi più normali, avviene su di un piano superiore.

Attenzione!  Ciò non esclude la morte che continua a esserci, semplicemente a essa non sono più collegati tristi pensieri, ma il concetto di un momento intermedio nel percorso che conduce al cambio di esistenza, durante il quale, secondo un processo naturale, coscienza e memoria si interrompono.

Tutte le arti e le scienze, l’amore, e persino fare l’amore, risultano più coinvolgenti e affascinanti in queste realtà lontane di quanto lo siano nel nostro mondo.

Il passaggio, la transizione a una diversa realtà è reso possibile dalla magia della mente: chi sa attuarla diventa incorporeo, invisibile e, di conseguenza, svanisce alla percezione terrena. Tornare è certamente possibile, ma è impresa suprema.

Questo metodo di sublime magia si dice appartenga al patrimonio di pochi, vale a dire dei più alti iniziati.

Il percorso per innescare questi passaggi deve essere, ciò malgrado, oggetto di ricerca e costituire motivo di approfondimento, poiché coinvolge gli aspetti più intimi della realtà dell’anima.

È un argomento che non può essere trascritto né trattato con la scrittura, perché lontanissimo dall’essere accettato come mezzo perseguibile dalla normalità delle persone.

Chi intenda intraprendere questo cammino deve accostarsi allo studio del mondo incantato degli elementali, poiché non è solo il più vicino al nostro, ma quello a proposito del quale possediamo ancora alcune conoscenze.

I migliori canali per innescare il contatto sono i raggi lunari, una foresta, una palude silenziosa, la nebbia, la luce di candele e falò, insomma tutte quelle realtà che stanno sul limitare, sulla soglia «fra i mondi».
Stessa chiave posseggono miti e leggende, mentre la pratica delle formule magiche è in grado di modificare corpo e mente per realizzare il passaggio.

Ed Fitch

Il “lascito” di Schiavi degli Dei

Sono passati dieci anni e più dall’uscita del mio primo libro Schiavi degli Dei, pubblicato da Drakon edizioni, e il tempo ormai passato mi permette di guardare con un certo distacco ciò che quel momento ha rappresentato per me.

In questa occasione non farò una disamina di tutto quello che ho intuito attraverso la rigida disciplina che si chiama “indagine etimologica”, ma desidero portarvi all’interno della mia avventura di vita, per rendervi partecipi delle emozioni e delle riflessioni che tale esperienza mi ha riservato.

È stata indubbiamente una pietra miliare fissata nel mio andare, capace di delimitare un “passato” ed un “presente” nel mio pensiero, ciò in cui ho “creduto” prima e ciò che sento “appartenermi” adesso, profondamente.

Il lavoro di costruzione del libro è stato un procedere, prima incerto, quasi sofferto, e poi man mano sempre più convinto, sui frantumi delle mie convinzioni cedute sotto il peso degli innumerevoli dubbi emersi dalla lettura di tanta saggistica sui misteri dell’antichità. Pagine e ipotesi, di cui mi ero nutrito fino a quel momento, chiedevano ormai di essere verificate e cercate altre risposte oltre quell’unica, invariabile “soluzione” diffusa: la creazione e la civiltà dell’uomo sono il risultato di un esperimento extraterrestre.

Arduo e temerario era voler cambiare direzione e avanzare in una strada che già sapevo poco frequentata. Ce l’avrei fatta da solo?

Certo, da solo, perché intorno a me non trovavo chi, con i miei stessi interessi, volesse condividere le mie perplessità. Al contrario, alcune interpretazioni sembravano blindate, quasi dei dogmi a cui tutti, appassionati di quel segmento letterario e addetti ai lavori, si rifacevano passivamente e non sembravano disposti a valutare nient’altro.

Ho compreso quanto lavoro mi attendesse.

La fatica nel reperire strumenti autorevoli e originali, poi, ha messo a dura prova la mia determinazione nel proseguire e nell’andare fino in fondo.

L’aiuto, spesso inatteso e provvidenziale, mi è stato dato con grande generosità quasi esclusivamente da donne: nelle biblioteche, nelle librerie, nelle associazioni, nei musei, nelle università, anche di oltre frontiera. Potrei allungare ancora di molto l’elenco, ma mi fermo qui. Tale casualità assumeva, però, poco a poco i contorni di una prevedibilità: come non domandarsi, ad un certo punto, se tanta disponibilità, tutta femminile, potesse avere un senso più profondo, che andasse più in là dell’aiuto dato per una pura e semplice ricerca storica, condotta oltretutto al di fuori degli schemi convenzionali.

Nell’esaminare i soggetti del peccato originale nell’Antico Testamento penso di aver trovato le mie prime risposte.

Lo studio meticoloso richiesto dall’analisi della figura del “serpente” mi ha rivelato, in primis, quanto fosse distorta l’immagine che ne è arrivata fino a noi. La sua icona, che in tutte le antiche culture è portatrice e simbolo di conoscenza, è stata, ad un certo punto della storia, sovrapposta al male estremo. Una acuta riflessione, quasi una frustata, mi ha spinto allora a chiedermi: il problema è dunque la conoscenza?

Sappiamo che la prima figura disponibile ad accoglierla nella storia dell’umanità, nonostante i divieti, è stata la nostra progenitrice Eva. Lei si lascia convincere che sia cosa buona e vede oltre il velo dell’apparenza. Insieme al suo Adamo apre gli occhi e il cuore a tutto quel panorama nuovo e inimmaginabile che le si squaderna davanti; si sentono nudi e si vergognano della loro condizione non appena diventano consapevoli della loro ignoranza.

Tracciare i contorni di Eva e risalire al suo senso più antico è stato quasi commovente. Ha significato, per me, ridarle voce. Per millenni la nostra cultura ha rigettato l’importanza della donna e l’equilibrio dato dal suo valore accudente e intuitivo. Attraverso di lei, e attraverso l’analisi etimologica del remoto HAWWAH, termine con cui si indica “tutto” il genere femminile e non la sola Eva, la donna torna a essere al centro: essa è madre e custode della camera divina, il luogo della creazione. Non solo. La vita è donna, senza di lei tutto è destinato a spegnersi. Eva però ha pagato il prezzo della sua disponibilità, della sua capacità di dubitare, della sua desiderabilità e bellezza e, per aver scombinato “piani” non proprio “divini”, ancora oggi è costretta a subire, umiliarsi, a “velarsi”. Qualcosa è andato storto in quel “progetto” antico che negava agli uomini la conoscenza del bene e del male? E persino l’accesso all’albero della vita?

Eva e il “serpente”, insieme, risultano essere dunque i primi responsabili della disobbedienza e della diffusione della conoscenza. È stato questo il loro peccato?

Il messaggio derivato dalla ricerca è stato potente. In quel momento credo di aver compreso come mai tante donne – inconsapevolmente? – abbiano contribuito, e continuino tuttora, a farlo emergere.

La conoscenza è da sempre questione delicata: chi la detiene ha potere sugli altri, lo sappiamo tutti. Quello che “forse” non sappiamo è chi sia a possederla nella sua forma più piena e ad usarla nelle sue forme più subdole.

La letteratura sumera, depositaria di conoscenze straordinarie, fonte originale di tante mie ricerche, mi ha dato indicazioni che non lasciano molto spazio all’interpretazione e hanno fatto cadere, a mio avviso, la sola ipotesi extraterrestre responsabile delle questioni umane, nonché aperto le porte a possibilità decisamente più inquietanti. Questi, però, sono già argomenti del mio secondo libro Uomini e Dei della Terra, dove si delinea con spiccata chiarezza il mio pensiero “presente”, maturato in virtù dei presupposti elaborati durante la stesura di Schiavi degli Dei, che ha passato il testimone.

Biagio Russo

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Il Rispetto!

La parola “rispetto” deriva dal latino RESPÈCTUS da RESPICERE riguardare, aver riguardo, considerare, composta dalla particella RE- ‘di nuovo’, ‘addietro’ e SPICERE, guardare.

“Il rispetto è molto di più di un semplice sostantivo.
Il rispetto non si pronuncia, si dimostra.
Il rispetto è sincerità, coerenza e lealtà.
È il saper guardare gli altri come guarderesti te stesso,
esattamente allo stesso identico modo!”

Ci sono tanti modi per entrare nella vita delle persone,
ma ce n’è solo uno per rimanerci:
il Rispetto!

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